Shipper

Questo episodio esplora una profonda differenza tra Booth e Brennan, affronta infatti il tema della genitorialità. Booth è un padre, non solo perchè ha messo al mondo un figlio ma perchè ha accettato completamente il suo ruolo. Il suo bambino rappresenta il meglio che la vita gli abbia dato. L’affetto senza condizioni che prova per lui lo rende un uomo migliore.

Brennan invece afferma pubblicamente di non volere figli. Non dice che non le piacciono i bambini ma parlandone con Booth chiarisce di non voler far crescere dei figli in un mondo così pericoloso e pieno di malvagità.

Se l’episodio “Il bambino nel prato” colpiva un tasto dolente per Brennan (il sistema degli affidi) il caso di questo episodio colpisce in egual misura Booth: un bambino viene rapito per dissuadere il padre dal testimoniare in tribunale.

Booth si identifica con le persone coinvolte, sente come sua la preoccupazione e ansia del padre e pensa alla paura e terrore del piccolo come se riguardasse Parker.

A complicare le sue emozioni c’è anche il fatto che il suo passato militare non sia del tutto limpido e che abbia compiuto azioni di cui non solo adesso non va fiero ma che ha anche pudore e vergogna a rivelare.

Anche Booth ha una storia complessa alle spalle e se il suo ruolo di difensore della legge è la sua maniera di espiare le proprie colpe, da un certo punto di vista lo sforzo che Brennan compie per guardare dentro se stessa coincide con lo stesso sforzo da parte di lui. E che questo cammino lo stiano facendo insieme ha un significato particolare.

Tuttavia il loro rapporto professionale, anche se diventato piuttosto solido, non si è ancora trasformato in una amicizia tale da permettere loro di aprirsi e confidarsi.

In questo episodio quindi vengono solo introdotte tematiche importanti per i protagonisti ma i tempi non sono ancora maturi per gli approfondimenti e le rivelazioni, che arriveranno più avanti.

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