L’episodio ai Raggi X

Il caso

In un vicolo viene rinvenuto un corpo in decomposizione vestito di uno strano costume. Booth e Brennan scopriranno che si tratta, in qualche modo, di un supereroe. Un caso molto originale e toccante, che si presta a diverse chiavi di lettura

i PROTAGONISTI: evoluzione, particolari, dinamiche

Da cosa si riconosce un supereroe? Dal costume? Dal fatto che abbia un’identità segreta? Dagli intenti? Dai superpoteri?
Warren, la vittima di questo episodio, passava il suo tempo a scrivere sceneggiature per i fumetti di cui era protagonista il suo alter ego, il supereroe Citizen 14. Chi era, quindi? Come lo possiamo giudicare?
Un solitario isolato, con una vita interiore segreta?
Direi che sei un po’ come lui“, dice Booth a Brennan.
Ma che succede quando si scopre che Warren aveva una malattia terminale e prima di morire intendeva fare la differenza, salvando qualcuno in difficoltà?
Te l’avevo detto che assomigliava più a te che a me“, commenta Brennan rivolta a Booth.
Forse abbiamo tutti, ognuno nella propria unicità, i nostri superpoteri. Doni particolari. Zack confida a Brennan che vorrebbe averne, che ritiene la sua intelligenza un handicap, perché lo fa apparire strano e fa sentire stupide le altre persone, che lo tengono lontano per questo. “Sospetto che valga lo stesso per i superpoteri“, ribatte Brennan.
D’altra parte lei stessa riflette sulla cosa. E’ toccata dal fatto che Booth pensi che in un certo modo Warren le somigliasse. “Si nascondeva dalla vita per immergersi in un mondo fantastico dove combatteva il crimine. Ed io faccio lo stesso, solo che non ho superpoteri. Ho la scienza“. Booth la rassicura che lei combatte veramente il crimine, la sua non é una fantasia, e che per quanto lo riguarda, rispetto alle persone normali, lei ha superpoteri. Brennan non gli crede, ritiene che lui le menta per farla sentire meglio, così come ha mentito anche con la madre di Warren circa le motivazioni del figlio, per lenire il dolore della donna. “Questo sembra essere il tuo superpotere“, gli dice.
Cervello e cuore, genialità e sensibilità intesi dunque come superpoteri?
E’ interessante. E quale sarà la loro kriptonite?
C’é da aggiungere che Zack non ha mai letto fumetti. Questo caso gliene dà l’opportunità e ne resta affascinato. Ritiene che i supereroi siano una rivisitazione dei Miti Greci, tutti mezzi uomini e mezzi dei come Ercole, e che gli eterni scontri tra Bugs Bunny e Duffy Duck rappresentino la lotta darwiniana tra uccelli e mammiferi per il dominio. “Questo lo basi sul fatto che Bugs Bunny dà a Duffy Duck un sigaro di dinamite?“, gli chiede Jack.
“, risponde Zack. “E poi lui esplode. Ma non veramente“.
Booth invece – come ogni uomo americano, dice lui – i fumetti li legge. Nella stanza di Warren riconosce il numero 127 di Batman, che, a quanto pare, racconta del Martello di Thor e che deve valere almeno 300 dollari.
Scopriamo anche che Booth gioca a bowling. Ha persino la camicia rossa speciale, con il suo nome ricamato sul taschino. La sua media é di 200, meno di due tiri nulli a partita. In una partita ha fatto 211 strikes su 431 tiri. 29 nulli in 39 partite.
Che vuol dire?“, chiede Brennan.
Mi associo.
Che ho vinto qualche premio“, precisa Booth.
Brennan allora rammenta di avere vinto un premio sul suo trattato sulla selezione fisiologica. “Mio Dio“, commenta Booth. “E’ come se vivessimo in mondi paralleli“.
Se comunque Booth ha molta memoria per i suoi risultati al bowling, non ne ha per i nomi da supereroe degli amici di Warren. Per lui, Yasutani il Terribile diventa in breve Yakatori l’Orribile.
Ma il sigillo a questo episodio così singolare lo mette proprio Temperance Brennan, quando, con aria di sfida, dice al cattivo: “Ti rivedrò nei fumetti“.
Sarà una promessa o una minaccia?

La canzone

“Feel it now” di Black Rebel Motorcycle Club.
Struggente, bellissimo testo. Fa da sfondo alla scena finale del funerale di Warren/Citizen 14, quando Booth posa sulla bara la sua medaglia di miglior tiratore, come omaggio a quel piccolo grande eroe.

La scena

Booth, Brennan, Goodman e Angela stanno discutendo su quanto Warren – e gli autori in generale – possano aver messo di sé in ciò che scrivono. Brennan afferma che il suo romanzo, per esempio, é pura finzione. Gli altri se la ridono, non sono d’accordo. Le assicurano che lei attraverso la scrittura rivela se stessa e la propria visione del mondo molto più di quel che crede. Brennan chiede degli esempi.
Per esempio che gli archeologi sono dei buoni amministratori perché amano le cose tediose“, risponde Goodman.
Per esempio che gli artisti sono condannati ad una vita di solitudine, perché non sanno andare oltre la gratificazione del momento“, aggiunge Angela.
Per esempio, sai, che i ragazzi dell’FBI sono eccitanti ed Angela, qui, vuole fare sesso con me“, conclude candidamente Booth.
Già!“, esclama Angela.

La battuta

Booth: “Ok, bene. Nel tuo libro il tuo partner é un ex pugile olimpionico, laureato ad Harvard e che parla sei lingue. Nella vita reale…tu hai me”
Brennan: “Quindi mi stai dicendo che la realtà é molto, molto lontana dalla finzione?”
Booth: “Già. Grazie tante, Bones”

Il mio parere

Credo che la qualità di “Bones” stia soprattutto in episodi come questo. In apparenza non spettacolari, non fondamentali per la mitologia di base della serie, eppure pieni di spunti di riflessione e finezze narrative discrete e toccanti. La figura di Warren Granger mi ha molto colpita: da narratrice comprendo quanto possa essere sottile e fragile la linea tra realtà e fantasia e quanto possa risultare appagante e rassicurante barattare il mondo immaginifico con quello vero magari ben più deludente, ma sono anche cosciente – mentre spesso le persone all’esterno, come i genitori di Warren, non lo capiscono – che proprio quel background fantasioso può essere fonte di profonda forza e arricchimento e consentire una maggiore apertura mentale, spesso una maggiore sensibilità proprio nei confronti della realtà più cruda.
Warren magari viveva in un mondo tutto suo, ma questo gli aveva dato la forza di affrontare con coraggio una malattia sin troppo reale e di cercare di aiutare una persona vera con difficoltà ben concrete. Forse Warren viveva dentro il mondo più di molte altre persone…

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