L’episodio ai Raggi X

Il caso

Un camion della nettezza urbana viene coinvolto in un incidente stradale: tra i vari rifiuti che finiscono per spargersi sull’asfalto, viene ritrovato il corpo decomposto di un ragazzo, avvolto in un sudario. Quello che si scoprirà sulla vittima toccherà da vicino il passato di Brennan.

I protagonisti: particolari, dinamiche, evoluzione

I temi di quest’episodio?
In prevalenza il passato di Brennan nel sistema degli affidamenti. E il suo rapporto lavorativo alquanto difficoltoso con Cam Saroyan.
In mezzo a tutto ciò, Booth, che da solito jolly, uomo per tutte le stagioni, riesce ad avere un peso in ogni situazione.
E’ interessante notare come Brennan, che un anno prima aveva faticato ad aprirsi alla partnership con Booth, ora ne sia quasi gelosa. Si è abituata al team che hanno formato insieme, al modo che hanno di indagare. Cam rappresenta una variante indigesta in questo quadro ormai quotidiano. E ammetto che non è solo per colpa del temperamento poco accomodante di Brennan.
In particolare, in questa puntata, mi è parso che anche Cam, che è stata presentata come una donna con determinate abilità diplomatiche, perda un tantino l’obbiettività e si faccia prendere la mano dalla competizione.
Ad un certo punto, per esempio, arriva a considerare la possibilità di licenziare Brennan. Ed ecco, io, questa, non la trovo esattamente una mossa furba, da parte sua. Onestamente non so nemmeno se avrebbe davvero potuto. Ok, a Cam è stata affidata la direzione del dipartimento forense, quindi, tecnicamente, ha veramente la facoltà di licenziare ed assumere, ma… Parliamoci chiaro: Temperance Brennan è un genio, nel suo campo. Una che qualsiasi istituto o laboratorio farebbe carte false per avere. Siamo sicuri che se Cam avesse dato seguito alle sue intenzioni di licenziarla, l’amministrazione del Jeffersonian gliel’avrebbe consentito senza fiatare?
Non credo proprio. Ci si pensa due volte prima di lasciare andare un elemento come la dottoressa Brennan.
A parte ciò, Cam ha modo di comprendere subito il proprio status di “ultima arrivata”. Angela è presente, quando lei minaccia Brennan di licenziarla. E non perde tempo ad esprimere il suo parere:
Dottoressa Saroyan“, le dice, “non voglio essere eccessivamente drammatica o altro, ma… se perde Brennan, perde tutti noi“.
E fa un’aggiunta importante. Fondamentale. “E anche Booth“.
Già. Continuiamo a parlarci chiaro: nella rivalità tra Brennan e Cam, Booth ha un ruolo rilevante. Non necessariamente in senso romantico, ma qui abbiamo due femmine alfa, due donne decise ed aggressive, abituate a comandare, che si contendono l’attenzione ed il rispetto del maschio alfa di turno. Al di là della loro passata relazione sessuale, Cam ha sempre avuto chiaramente un rapporto paritario con Booth. Hanno una mentalità simile, da poliziotti, si capiscono al volo, laddove spesso lui e Brennan devono spiegarsi le cose a vicenda. Questo ovviamente infastidisce Brennan, perché Booth è il suo partner (lo si vede particolarmente in una scena a tre, dove lei li pianta in asso irritata, mentre Booth e Cam quasi finiscono le frasi l’una dell’altro). Però, per contro, Cam non può non captare l’affinità elettiva tra Booth e Brennan, la loro complicità di base. Che dubito lei abbia mai condiviso con Booth.
Ergo, anche se a livello subliminale, questa risuona molto come una faccenda alla “cos’ha lei che io non ho?“. Per entrambe.
Non a caso, più che dalla possibile defezione dell’intero gruppo di squints, Cam pare turbata soprattutto da quella di Booth. Tanto è vero che lo approccia sull’argomento, per tastare il terreno.
Sono soli, nella stanza delle autopsie, e lei butta lì l’eventualità che Brennan possa lasciare il Jeffersonian. Sulle prime Booth la prende sul ridere:
Gli squints farebbero lo stesso, come l’esercito francese“.
Ma Cam insiste. Vuole sapere cosa farebbe lui. Booth glissa ironico:
Beh, farei quello che mi viene ordinato
E qui Cam dimostra di conoscerlo bene, perché ribatte divertita: “No, non è così che ti comporti, Seeley“.
E finalmente Booth mangia la foglia. La questione è seria. Cam glielo conferma. Lo mette di fronte alla concreta possibilità del licenziamento di Brennan. E la replica immediata di Booth è una di quelle che il fandom americano non ha scordato, che ha ripetuto e ripetuto, celebrato in avatar e wallpaper. Inciso sulla pietra:
Sono con Bones, Cam. In tutti i modi. Non dubitarne per un secondo“.
Ehm… Devo aggiungere altro?
Ribadisco, si tratta di una replica totalmente immediata. Booth non ci deve nemmeno riflettere. Ed è estremamente serio. Siccome Cam non è una stupida, ci rimane male. Parecchio.
Del resto, però, neppure Booth è uno stupido. Sa di trovarsi in mezzo a due donne intelligenti, che dovrebbero allearsi, anziché combattersi. Ed abilmente inizia le sue manovre da consumato pacificatore. Poiché Cam e Brennan si stanno scontrando su un’indagine che riguarda i ragazzi in affidamento, rivela a Cam che anche Brennan era una di quei ragazzi. Le suggerisce di comprendere la passione con cui sta affrontando una cosa che la tocca a livello personale.
E poi cerca di fare breccia anche in Brennan.
Hanno appena interrogato un ragazzo in affidamento, che recava scritto sul braccio l’elenco delle famiglie affidatarie da cui era stato scacciato. Pare una cosa comune. Brennan confessa di avere avuto una lista simile sul fondo di una scarpa. E Booth coglie l’occasione del momento.
Sai cosa dicono, che i bambini adottivi possono essere molto duri con se stessi“.
Brennan è perplessa. Dicono? Booth si riferisce agli psicologi.
Apparentemente, questi bambini si sentono soli in questo mondo meschino“, prosegue. “Perdono la capacità di fidarsi“.
Lei intuisce dove lui voglia andare a parare. “Intendi nel lavoro?“.
Beh, ovunque, sai. Il peso del mondo è… profondo“, ribatte Booth. “Questi ragazzi crescono con problemi di autocontrollo“.
Brennan gli chiede cosa stia cercando di dirle.
Lui risponde che le sta solo dicendo qualcosa che va tenuto in considerazione per il caso a cui stanno lavorando.
Se poi decidi di trarne anche un consiglio…”, aggiunge.
Lei gli ricorda che i dissapori che ha con Cam non sono affari suoi. Lui le dà ragione con nonchalance. Ma la pulce nell’orecchio di Brennan sta già mettendo radici.
Certo, sembra che Booth si sia ben informato su ciò che pensano gli psicologi dei ragazzi nel sistema degli affidamenti. Sorge spontanea una curiosità: si è informato per via del caso o… per comprendere meglio Brennan?
Non si è sbagliato, peraltro. E’ sempre stato evidente che Brennan si rifugia nella razionalità scientifico-antropologica e nell’indipendenza a tutti i costi, per la paura di fidarsi, di essere abbandonata di nuovo, di dipendere da qualcun altro… Ha fatto molti passi avanti, grazie al rapporto con Booth, ma si tratta di passetti ancora piccoli, cauti, prudenti. Per lo più inconsci.
Attenzione, perché, però, Booth fa inavvertitamente una buona analisi anche di se stesso. Parlando del ragazzo morto su cui stanno indagando, sostiene che era affetto dal complesso adolescenziale del salvatore. Come molti altri adolescenti, non c’era niente di meglio per lui che l’idea di salvare la damigella in pericolo.
Brennan gli domanda come faccia ad esserne così sicuro.
Perché lo ero“, risponde lui. “Sono stato un adolescente“.
Mmm… io credo che il complesso del salvatore, crescendo, non gli sia affatto passato. Anzi, probabilmente è andato peggiorando. Booth è un perfetto prototipo di maschio vecchio stampo, con tutti i difetti e i pregi che ciò comporta. E’ quel tipo d’uomo che ti fa sempre sentire donna, anche quando non lo vorresti.
I suoi tentativi, comunque, sortiscono un effetto. Nella scena finale, Brennan e Cam si ritrovano al Diner e stipulano una sorta di tregua. Decidono di venirsi incontro. E sanno perfettamente entrambe che una parte del merito va a Booth.
Lui sa leggere le persone allo stesso modo in cui tu leggi i rapporti di patologia ed io le ossa“, dice Brennan.
Oh, lo so. Lo odio“, sorride Cam. “… beh, non veramente“.
Questo mi sa che sia il tuo guaio, Saroyan. Così come di tutte le donne che incrociano l’orbita di Booth. Non ne ho ancora incontrata una che lo odi.

Al proposito, segnalo un particolare, in una scena in cui il gruppo sta ricostruendo la morte della vittima. Angela fa interpretare proprio a Booth e Cam i ruoli dei due fidanzatini coinvolti. E mentre Booth non sembra nemmeno pensarci (è decisamente più irritato dal fatto di essere spintonato e sbatacchiato a destra e a manca come un manichino), quando Angela dice : “Siete giovani, siete innamorati…”, a Cam scappa un sorriso. Scettico? Nostalgico?
Chissà…

E sempre a proposito di Booth, guardatelo alle prese con il piccolo Alex, il fratello della ragazza in fuga che il gruppo sta cercando. Il suo istinto paterno, la sua sensibilità sono come sempre ben rese ed evidenti. Non sorprende che, per confidarsi, il ragazzino scelga proprio lui e non abbia timore persino di abbracciarlo.

L’episodio offre anche qualche accenno alla nascente simpatia/attrazione tra Angela e Jack.
Lui ha sicuramente una bella cotta. Al momento è ancora difficile capire cosa provi lei. Capto una certa lusinga, ma se possa essere qualcosa di più… Lo vedremo.

Concludo aggiungendo che in quest’episodio viene citata la Sindone, qui chiamata da Angela “il sudario di Torino”.
Da bravo ragazzo cattolico, Booth sa perfettamente di cosa si tratti. E, com’è ovvio, Brennan si affretta ad informarlo che è stato scoperto che è una beffa. Anche se io preciserei che il mistero della Sindone è ancora, a tutt’oggi, oggetto di disputa, essendo sorti dubbi sui risultati dell’analisi al carbonio 14.

Ah, dimenticavo l’escursione di Booth e Brennan nei bassifondi. Godetevela. E’ un’ennesima, squisita dimostrazione di quanto riescono ad essere divertenti insieme. Menzione speciale per la maglietta di Booth, con la scritta “Super villain”. E per l’abilità di Brennan nel riuscire a correre con i tacchi.

La canzone

La delicata, dolce “Bring on the wonder“, cantata da Susan Enan, che fa da sfondo, nella parte finale dell’episodio, ad uno dei migliori montaggi musicali dell’intera serie di “Bones”.

La scena

Scelgo non una scena, ma un attimo, uno scambio di sguardi, un gesto di pura, disarmante dolcezza.
Jack che, in silenzio, senza aggiungere una parola, porta ad Angela la rosa bianca simbolo del sentimento fra i due sfortunati ragazzi innamorati di quest’episodio.
Un piccolo, romanticissimo, istante.
Tanto di cappello a Jack Hodgins.
Che sa ancora essere un vero cavaliere.

La battuta

E’ considerata la battuta più adatta a descrivere il conflitto centrale dell’opera. Che non ho affatto compreso“- Zack in riferimento alla famosa battuta da “Romeo e Giulietta” sulla rosa che avrebbe lo stesso profumo seppur con un altro nome.

Il mio parere

La scena con cui inizia l’episodio, fra la spazzatura, mi offre l’occasione di farvi notare che in questa nuova stagione, i cadaveri e i luoghi dei delitti si sono fatti molto più realistici e… uhm… abbastanza disgustosi.
In questo senso, il salto qualitativo rispetto alla prima stagione, è evidente.
Per il resto, ammetto che la prima volta che ho visto quest’ episodio, almeno per i primi tre quarti l’ho considerato abbastanza di passaggio. Invece, la parte finale mi ha colpita. Anche nella risoluzione del caso: forse ero distratta dal resto, ma non avevo veramente capito chi fosse l’assassino o come si fossero svolti i fatti. Tutto sommato, quindi, si è rivelata un’ottima puntata, con un’apprezzabile continuità dalla prima alla seconda stagione in termini di storyline e nelle vicende personali dei personaggi. Da vedere.

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