Backstage

Quest’episodio ha registrato gli ascolti più alti di tutta la stagione.

Il caso

In Florida, un alligatore ha inghiottito i resti di un corpo. Ma Booth non può aiutare Brennan nell’indagine, perché deve essere sottoposto a una valutazione psichiatrica, dopo aver usato la pistola in modo improprio. Così lui manda ad aiutarla un altro agente, Tim Sullivan…

I protagonisti: particolari, dinamiche, evoluzione

Mi consentite di dirlo?
L’agente Tim “Sully” Sullivan non mi piace.
E attenzione, non c’entra il fatto che sia la potenziale nuova fiamma di Brennan. Cam lo era per Booth e non mi è mai dispiaciuta, anzi, la trovo interessante, come personaggio… Ma questo Sully… mmm, no.
La sua entrata in scena e il suo approccio con Brennan sono abbastanza similari a quelli di Booth. Occhiali scuri, aria un po’ arrogante, sorriso fascinoso, modi spicci e sbrigativi, battutina pronta. E immagino che sia voluto, proprio per sottolineare che probabilmente Brennan è attratta da un uomo molto somigliante al proprio partner. Però, ecco, è esattamente questo che mi rende antipatico Sully. Perché lungi dall’essere un altro Booth o quantomeno un’alternativa appetibile, ne è una sorta di fotocopia sbiadita, mancante di quel “quid” particolare che rende Booth speciale.
E’ un’impressione che ho avuto appena l’ho visto. E non sono l’unica a pensarla così, dato che, per molti fans americani, Sully è stato noto come “NoBooth” o anche “Boothlite”.
Tanto più che, mentre Brennan sta lavorando sul luogo del delitto, lui afferma che andrà a prendere informazioni su una barca che vuole comprare. Brennan lo guarda stupita e gli fa notare che di norma Booth, nei sopralluoghi, le da una mano. Già!!!
Perché Booth non può rilassarsi“, replica Sully.
No, Sully caro. Perché Booth, quando è sul lavoro… beh, lavora.
A proposito di Booth… Perché è sostituito da Sully, in quest’episodio?
Perché ha sparato al clown di plastica di un furgoncino dei gelati.
Eh, sì.
E dovete convenire che se uno come lui, sempre abbastanza restio ad usare la pistola per i vari ben noti motivi che conosciamo, la usa con tanta leggerezza, beh… qualcosa che non va deve esserci.
Lo pensa anche l’FBI. Infatti obbliga Booth a sottoporsi alla valutazione di uno psichiatra forense per essere abilitato ad usare di nuovo la pistola. Questo, a mio avviso, dà luogo alle parti migliori dell’episodio, perché lo psichiatra è l’inglese Gordon Wyatt, uno da non sottovalutare.
Booth lo capirà a sue spese, nei primi cinque minuti di dialogo. E’ convinto di potersela sbrigare con una veloce firma su un foglio e invece…
Posso chiederle cosa ha fatto esattamente?“, chiede Wyatt con la penna già in mano.
Ho sparato a un furgone“, risponde Booth.
Ah, senza dubbio pieno di terroristi, plutonio o criminali in fuga, giusto?“.
No, era un furgoncino dei gelati“.
E aveva una buona ragione per sparargli?“.
Sì, la musica mi stava infastidendo. C’era un altoparlante nella testa di un clown. Io ho tirato fuori la pistola e… bam, bam… andato“.
Ammettilo, Booth, non era esattamente la risposta migliore.
Wyatt ritira la penna, non firma. “Le suggerisco di cogitare sulle ragioni nascoste che possono averla indotta a sparare al clown, mentre io preparo un po’ di the“.
Al povero Booth non resta che balbettare: “Cogitare? The?“.
Fine primo round.
Ma ce ne saranno altri ed ognuno ci regalerà qualcosa di più su Booth.
Durante il secondo round, per esempio, Booth manifesta la sua avversione per il the. Lui – ma lo sapevamo – è un tipo da caffè. Dice a Wyatt di essersi scusato con il tipo di furgone, di avergli persino comprato un’altra testa di clown, ma niente. Wyatt è irremovibile. Addirittura gli ordina di lavorare al barbecue che si sta costruendo in giardino (per conformarsi alla cultura americana). Lo provoca, persino. “Lei può fare lavori fisici, sì? Cioè, il clown non ha risposto al fuoco, vero?“.
Nel frattempo lui esce per una commissione e consiglia a Booth, mentre lavora al barbecue, di chiedersi a cosa veramente stesse mirando, quando ha sparato al clown.
Ehi, amico“, replica Booth, piccato. “Quando miro a qualcosa, io la colpisco“.
Bellissima frase, Booth, ma è proprio sempre così?
Certe volte mi sembra che tu il bersaglio finga di non vederlo, per non dover provare a colpirlo. Non so se mi spiego.
Comunque, fine secondo round.
E Brennan e Sully?
Rientrano a Washington. Lui ha provato la barca, ma, come sottolinea Brennan, poi è riuscito a tornare a riva…
Già, che peccato che poi le diventi simpatico.
Ovviamente Sully conosce Cam: del resto lei, prima di lavorare a New York, era un medico legale federale, quindi deve averlo incontrato per questo motivo. Pare stupita che lui sia ancora un agente federale: e quel ristorante che intendeva aprire? O era un negozio per animali?
Mi mantengo pronto per l’opportunità perfetta“.
Questa caratteristica di Sully continua ad essere confermata in tutto il corso della puntata. Non vuole essere un agente federale per tutta la vita. Si meraviglia persino che Brennan voglia essere un’antropologa per sempre. Quando lei obbietta che ha studiato anni per diventarlo, lui commenta: “Anch’io ho una laurea, ma non le consento di rovinarmi la vita“.
In realtà, ha più di una laurea, nonché una certificazione per la navigazione a vela e all’EMT, la licenza di pilota, è carpentiere (ha costruito a Booth un set per la sala da pranzo)…
Ci sarebbe molto altro, ma non voglio vantarmi“. No, eh?
Un genio, dunque? L’uomo perfetto?
A me dà l’idea piuttosto di un personaggio in cerca d’autore.
Booth racconta a Brennan, al telefono, che Sully è uno dei migliori, solo che ha perso il suo partner l’anno prima e quindi ha l’orologio interiore che ticchetta un po’ più forte, ma l’accenno di Cam all’attività che Sully avrebbe voluto aprire anni prima lascia capire che lui deve essere così di natura. Una persona che non ha ancora trovato una sua propria strada, una vera autentica passione. E quindi sa fare tante cose, perché non ne ama davvero nessuna.
Per inciso, mangia parlando, con la bocca aperta.
In quella scena gli avrei sparato. Come Booth con il clown.
Torniamo a Booth e Wyatt, è meglio.
Terzo round.
Wyatt è colpito da come Booth si è messo a lavorare al barbecue. Gli domanda se sia stato il padre ad insegnargli a leggere i progetti, ma Booth lo stoppa dal condurre il discorso psichiatrico su suo padre. E’ la strada sbagliata. “Papà ed io eravamo molto uniti“.
Eravamo?
Quell’eravamo mi ha incuriosita. Significa che il padre di Booth è morto?
Oppure ne parla al passato perché ora vivono in città diverse e il legame si è allentato? O, ancora, è accaduto qualcosa che ha incrinato i loro rapporti?
Spero ce lo racconteranno in futuro.
Wyatt è comunque deciso a scavare nel personale. Chiede a Booth se sia attualmente coinvolto con qualcuno. Lui ribatte di aver appena rotto con una persona. “E sono io che ho chiuso“, specifica.
E per quanto tempo è stato con lei… o lui?“, insinua Wyatt.
Lei“, si affretta a puntualizzare Booth e, dalla sua sintesi della relazione con Cam, veniamo finalmente a scoprire come mai avessero rotto la prima volta in cui si erano frequentati. Lui – sempre lui – aveva troncato quando la sua ex aveva deciso di dare loro un’altra possibilità.
Non fa nessun nome, ma è presumibile che la ex sia Rebecca.
Tutto questo è coerente. Abbiamo già visto, dall’episodio 2×05, che Booth e Rebecca non sono nuovi a corsi e ricorsi, e, con Parker di mezzo, suppongo che lui sia sempre stato disponibile a nuovi tentativi, nella speranza di dare al figlio una vera famiglia.
Ma questo rafforza la posizione già triste di Cam. Sempre seconda a qualcuno o qualcosa. Ex, partners, lavori ad alto rischio. In parole povere lei, per Booth, non è davvero mai stata the big deal.
E’ questo!!“, esclama Booth ironico. “Ho sparato al clown perché non riesco a lasciare andare le donne della mia vita! Ora può firmare il foglio!“.
Niente da fare. Wyatt non ci casca. La teoria è intrigante ma sbagliata. Invita Booth a tornare da lui il giorno dopo.
Fine terzo round.
E via con il quarto. In cui Booth ammette di essere probabilmente un po’ più irritabile del solito. E tira fuori il nocciolo del problema. Howard Epps. Dice di non sentirsi in colpa per la sua morte. E aggiunge una cosa strana. Che Epps si è buttato dal balcone a causa di Brennan e che a volte pensa che abbia fatto bene. Quando Wyatt gli chiede se abbia pensato al suicidio, Booth si affretta a ribadire di no, che quella frase era uno scherzo.
Io non credo che lui peraltro si riferisse al suicidio, quanto al fatto che Brennan è talmente tosta da spingerti alla fuga…
Lo fa spesso, vero?”, osserva Wyatt. E deduco si riferisca al fatto che Booth scherza per nascondere il disagio.
Fine quarto round.
Il quinto ha altri risvolti interessanti. Wyatt sta già cominciando ad inquadrare Booth. “Lei tende a fare le cose per bene, vero? Costruire barbecue, risolvere casi, crescere un figlio, amare le donne, lasciare le donne… A qualsiasi cosa miri, lei la colpisce“.
Cavolo, Wyatt, sei bravo.
E’ un male?“, domanda Booth.
No, non lo è… eccetto che manifesta il bisogno di controllare il proprio ambiente“.
Booth lo chiede di nuovo: è un male voler tenere le cose sotto controllo?
Wyatt risponde che diventa un male quando si finisce con lo sparare a un clown.
Lo psichiatra ha notato i calzini, le cravatte e le cinture buffe di Booth. Gli dice che rappresentano un meccanismo di tranquilla ribellione. Il modo di Booth di mantenere il controllo su un’organizzazione che uniforma come l’FBI.
Ma sparare a un clown esula dalla ribellione tranquilla.
E’ una ribellione rumorosa. Assordante.
Fine quinto round.
Prima del round finale, torniamo a Brennan e Sully.
Il caso è risolto. Lei gli fa una piccola confidenza insolita. Non mi risulta che finora l’abbia mai detto a Booth. “Dovrebbe esserci un senso di soddisfazione, dopo aver risolto un caso, ma il più delle volte, io mi sento esausta“.
E Sully coglie l’occasione per perorare la propria causa. Replica che è per questo che non si può fare quel lavoro a lungo. Che ci deve essere altro oltre la morte, i cadaveri, gli assassini. E ci prova. Visto che non lavoreranno più insieme e non hanno più obblighi professionali, può invitarla ad uscire?
Brennan accetta. Si intuiva già da mezza puntata che Sully la attraeva.
Cosa commentare?
Un pregio degli autori di Bones è di non inserire mai gli argomenti senza un motivo, in un episodio. In questa puntata si parla del bisogno di controllo di Booth ed ecco che compare Sully, che al contempo vuole esercitare il controllo sulle proprie possibilità, rendendole infinite.
Si sarà capito che non empatizzo granché con quelli che, come Sully, si dichiarano “aperti alle possibilità o alle opzioni”. Il più delle volte si tratta di persone sempre in cerca di qualcosa di meglio, incapaci di essere fedeli a lungo a uno scopo. Essendo io una persona da poche passioni ma durature, è ovvio che stenti a comprenderli.
Ergo, Sully non è proprio il mio tipo e le sue mille abilità non mi affascinano. Preferisco Booth: meno certificati e opzioni, ma una passione genuina per ciò che fa e per la strada che ha scelto.
Anche Brennan è come Booth. Al di là di tutte le loro differenze, questo è uno dei tratti comuni che li uniscono, ma probabilmente, ora come ora, dopo le mille emozioni contrastanti dovute al ritorno del padre, i vari uomini sbagliati, l’incubo di Epps, il suo partner che traccia linee tra ciò che è lecito e ciò che non lo è, forse Sully è proprio ciò di cui Brennan ha bisogno.
Uno che le mostri che esiste qualcos’altro oltre la solita vita.
Di sicuro, al momento, Booth non è in vena di leggerezze.
Siamo al sesto round con Wyatt. Quello finale.
Booth ha terminato di costruire il barbecue, con 180 mattoni. Vuole insegnare a Wyatt a cucinare le bistecche, ma lo psichiatra punta al sodo. Gli dice che, secondo tutti i rapporti, di Brennan e degli altri agenti presenti, lui ha fatto del suo meglio per salvare Epps, non deve rimproverarsi nulla.
Booth si irrigidisce, seguita a negare di sentirsi in colpa. E Wyatt insiste. Sa del suo passato di cecchino e gli domanda quante persone abbia ucciso. Inizialmente Booth glissa, sostiene di aver perso il conto, poi cede.
Risponde che, compreso Epps, ha ucciso cinquanta persone.
Wyatt gli fa notare che lui non ha ucciso Epps. Oppure sì?
Epps è scivolato dalla sua presa o l’ha lasciato andare?“.
David è bravissimo, qui. Rende perfettamente tutta la confusione che alberga nell’animo di Booth. Lui non lo sa, non sa rispondere.
Ma come? Wyatt è incredulo. Uno come Booth, sempre con tutto sotto controllo, non sa se ha ucciso un uomo oppure no?
Booth, però, davvero non lo sa. “Non lo so“, mormora. “Lo tenevo e poi l’ho perso e in mezzo è accaduto qualcosa… Non lo so“.
E Wyatt gli crede. Capisce.
Per un uomo come lei ammettere di non saperlo, rinunciare al controllo, può significare una scissione nella propria immagine di sé abbastanza profonda da spingerla a sparare al clown“.
Tradotto, alla fine non ho sbagliato nell’interpretazione dell’angoscia di Booth, nella scorsa puntata. La morte di Epps, il rischio corso da Cam, l’ambiguità del rapporto con Brennan… Tutto questo ha contribuito a far sentire Booth fuori controllo. A spingerlo all’ansia di rimediare.
Un’ansia che non è stato capace di dominare.
Wyatt è soddisfatto. Firma la carta di Booth, gli chiede di cucinare le bistecche.
E Booth, leggermente sollevato, sussurra: “Questo posso farlo“.
Sì, questo puoi farlo, Booth.
Un passo alla volta.

Guarda chi si rivede

Eddie McClintock, che appare nel ruolo di Sully, ha recitato in piccoli ruoli in vari telefilm, tra cui “Friends”, “Desperate Housewifes” e “Felicity” (dove era il fratello di Noel).
Stephen Fry, ovvero Gordon Wyatt, è invece un attore famosissimo in Gran Bretagna, noto per il suo legame d’amicizia e professionale con Hugh “Doctor House” Laurie. Fra le altre cose è anche la voce narrante delle versioni originali dei film di Harry Potter ed è stato Oscar Wilde nell’omonimo film del 1997.

La scena

Indubbiamente quella iniziale, in cui Booth spara al clown.
Un gran pezzo di bravura di David e Emily.
Lui che spara e poi continua a parlare al telefono come se niente fosse e lei che resta letteralmente a bocca aperta. Non avevo mai visto Brennan con quell’espressione. Godetevela.

La battuta

Ho cliccato su un pop-up e sono stato risucchiato in un pornado” – Jack, cercando di giustificare il fatto di conoscere un sito hard.

Il mio parere

Quest’episodio per me si riduce solo ai bellissimi duetti tra David Boreanaz e Stephen Fry, assolutamente impagabili, per la simpatia e anche per l’approfondimento psicologico di Booth. David è stato molto bravo, specie nel finale. Lì si nota chiaramente la gavetta drammatica che ha vissuto negli anni in cui è stato interprete di “Angel”.
Per il resto, questa puntata è l’esempio perfetto di come “Bones” si regga completamente sulla coppia formata da Booth e Brennan. Se vengono separati il sapore non è più lo stesso. Vedere Brennan indagare con un altro mi ha annoiata e la presenza di Booth al suo fianco e all’interno dell’indagine mi è mancata per tutto il tempo. Senza offesa per McClintock, trovo il suo Sully alquanto insipido e poco stimolante come personaggio. Come “rivale” e sostituto di Booth, avrei preferito qualcuno di più carismatico e sostanzioso. Magari meno perfetto e più intenso. Così, almeno per la sottoscritta, non c’è lotta, ma solo l’attesa di vedere Sully uscire di scena. Si spera presto.

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