L’episodio ai Raggi X

Backstage

In realtà la Fox ha mandato in onda quest’episodio come secondo.

Il caso

Quella che sembra apparentemente una normale casalinga salta in aria con la sua auto. Le indagini porteranno alla luce molte verità sulla donna e sul suo passato.

I protagonisti: particolari, dinamiche, evoluzione

I genitori, questi sconosciuti.
Erano persone separate da noi, prima di metterci al mondo, individui con vite che allora non ci riguardavano, ideali, desideri, progetti. Errori e colpe.
Errori e colpe che poi spesso ricadono sul nostro futuro.
E che difficoltà confrontarsi con la persona dietro il genitore.
Che difficoltà accettare e, al caso, perdonare. O anche solo capire.
Ecco di cosa parla questo episodio.
Di genitori e figli. Di eredità.
Anche di cambi della guardia.
C’è una madre. Che muore, cercando di espiare il proprio passato per amore della propria figlia.
E c’è un padre, che per la propria figlia si è fatto arrestare, ponendo fine a oltre quindici anni di latitanza. Per restarle accanto.
Max Keenan. Che non pensa a se stesso come a un criminale e si vede come un fuorilegge, uno che ha sempre combattuto il sistema, insofferente all’autorità. Una sorta di Robin Hood, dice lui. E il suo tono ha una punta di orgoglio. Il vero criminale, per Max, era il vicedirettore dell’FBI, che minacciava i suoi figli.
Brennan lo ritiene un truffatore, un uomo che si avvale del proprio considerevole carisma per ingannare il prossimo. E non può dimenticare che lui l’ha abbandonata per quindici anni.
Va da sé che questi due punti di vista siano inconciliabili.
Padre e figlia si scontrano persino sui momenti dell’infanzia di Brennan condivisi insieme. Max le ha chiesto di procurargli un mazzo di carte, vorrebbe giocare con lei a Blitz, come facevano quando Brennan aveva cinque anni. Ma Brennan rammenta che non lui non la lasciava mai vincere. Un padre amorevole ogni tanto permette al proprio figlio di vincere per farlo contento, no? Max ribatte che voleva che lei imparasse a guadagnarsi le proprie vittorie da sé, con le proprie forze. “E’ per questo che sei così brava nel tuo campo, ora. Perché hai imparato che nessuno ti darà niente”.
Quindi sei stato un buon padre”, replica Brennan.
Beh, non così male come credi, dopotutto”, conferma Max.
Prova anche a scusarsi, cerca di dire alla figlia quello che pensa lei si aspetti da lui e fra loro non mancano attimi di tenerezza.
Brennan gli porta uno shampoo. E Max la ringrazia, scherzando. “Però non vorrei profumare troppo. Qui potrebbe essere un problema”. Le strappa un sorriso. Si rilassano.
Peccato che poi lui le chieda di testimoniare in suo favore, quando ci sarà il suo processo. Brennan la prende male. Si sente usata. Pensa che le abbia chiesto scusa solo per convenienza.
Concedergli fiducia sembra impossibile, nonostante gli sforzi e i buoni propositi. “Stavo bene”, rinfaccia a Max. Prima che lui tornasse nella sua vita, lei stava bene. Forse…
E Booth? Come si comporta mentre la sua partner è alle prese con il padre?
Tenta di aiutarla, naturalmente. Di mediare.
A Max lui piace. Dice che è l’uomo più gentile che l’abbia arrestato.

E in qualche modo, l’avevamo già notato nella stagione passata, Booth sembra capirlo. Forse per via dell’empatia naturale che lo contraddistingue più o meno nei confronti di tutti. Forse perché per certi versi, hanno qualcosa in comune. Quantomeno l’idealismo e l’amore per la famiglia. Quello per Brennan, di certo.
Booth la esorta a comprendere che Max non la usando. Si è fatto arrestare per lei, per restarle accanto, e semplicemente si aspetta che sua figlia ora faccia qualcosa di gentile per lui.
Non mi va di avere un padre che fa questo tipo di calcoli”, si oppone Brennan.
E’ quello che stai facendo anche tu, però”, le fa notare lui.
Saggio Booth.
Oltre a un padre e a una madre, c’è anche un anziano agente dell’FBI, Sam Reilly. A suo tempo ha addestrato Booth e ha dedicato tutta la sua carriera ad indagare sulle trascorse attività criminali della donna che è la vittima dell’episodio. Per un po’ finisce anche tra i sospettati. Tra lui e Brennan non scorre molta simpatia. Lui è troppo viscerale. Senza mezzi termini dice a Booth che la sua partner deve essere veramente brava a letto, se riesce a sopportarla. Già diventata cult l’immediata replica di Brennan: “E’ vero. Sono molto brava. Ma Booth non ne ha esperienza diretta”.
E a questo punto noi spettatori ci chiediamo: e quando avrà mai Booth questa esperienza?
Stiamo aspettando, eh…

Tra l’altro, mentre in auto Brennan gli illustra tutte le conseguenze dell’andropausa maschile (dalla suscettibilità sino alle disfunzioni erettili), veniamo a sapere da Booth che lui ha trentacinque anni. Non avevamo mai avuto una vera chiara indicazione sulla sua età, finora, anche se resta comunque una certa ambiguità. Supponendo che queste puntate si svolgano nell’autunno del 2007, dovrebbe significare che Booth è nato nel 1972. A meno che il suo compleanno non cada negli ultimi mesi dell’anno, nel qual caso potrebbe anche essere nato nel 1971. Chissà se prima o poi lo scopriremo con precisione…
Tornando all’argomento andropausa, occhio al commento tra i denti di Booth, che quasi si rischia di non udire: “Ci sono le pillole blu per quel problema”.

Altri momenti divertenti sono garantiti dalla presenza dell’inossidabile Caroline Julian e anche dai bollenti spiriti di Jack per l’agente Frost, inviata dall’FBI per aiutarlo a studiare i resti dell’ordigno esplosivo che ha fatto esplodere l’auto della vittima dell’episodio. La bella agente è sexy e tutta curve e, nonostante l’amore per Angela, Hodgins è parecchio turbato dalla sua vicinanza.
Dal canto suo, Angela marca subito il territorio. Presentandosi alla Frost, le dice che lei è quella che fa le ricostruzioni facciali. E che si fa Jack. A lui fa presente che non le importa molto ciò che accade nei suoi pantaloni, basta che resti nei suoi pantaloni.
D’altronde la faccenda non è pericolosa. Basta che l’agente Frost commetta uno sbaglio trattando con scarso rispetto il materiale su cui sta lavorando con Jack, perché lui la cancelli di colpo dal suo radar. Infatuazione sparita.

Questi sono comunque piccoli siparietti ammiccanti, ma la tematica della puntata è seria e i nodi vengono al pettine nella parte conclusiva, con la scoperta dell’assassino e la lettura della bellissima lettera che la vittima aveva scritto per la figlia:
Cara Celia, ho fatto cose terribili nella mia vita, cose che non posso cambiare. So quanto dolore ti causerà tutto questo, ma non dimenticare mai quanto ti voglio bene. So che non siamo sempre state d’accordo sul come, ma entrambe abbiamo sempre sperato nella stessa cosa, un mondo giusto.
Se ho imparato qualcosa, è che non dobbiamo mai consentire al caos e all’ingiustizia di renderci ciechi di rabbia e farci diventare parte del problema. Comprensione, compassione, gentilezza e amore sono gli unici veri ideali rivoluzionari. Quando scendiamo a compromessi su questo, diventiamo ciò che disprezziamo e perdiamo la nostra umanità. Forse il mondo vedrà la mia eredità come violenza e distruzione, ma so che tu sei la mia vera eredità e per questo sarò grata ogni giorno
”.
Una sorta di commossa sintesi speculare del rapporto tra Brennan e suo padre. E infatti assistiamo a quel che si potrebbe definire un passo avanti tra i due: giocano a Blitz e si divertono. Mentre Booth e Reilly brindano alla soluzione del caso con una bottiglia di scotch che l’agente più anziano conservava sin dal 1975, per quell’occasione. “Al cambio della guardia”, proclama Reilly bevendo con il suo ex allievo.

Nota per chi bada a certi particolari: il brindisi avviene in un angolo dell’ufficio di Booth, dove una lampada illumina un quadro che incornicia una foto dei fratelli Kennedy. Booth vota democratico?

E arriviamo all’ultima memorabile scena.
Booth e Brennan seduti l’uno accanto all’altra, sui gradini del Lincoln Memorial, nel blu della sera.
Dopo la bevuta con Reilly, Booth è adorabilmente brillo e Brennan è piuttosto soddisfatta dell’incontro con Max, che le ha dato modo di fare qualche considerazione: come antropologa lei accetta i cambiamenti in quanto parte dell’ordine naturale delle cose, ma ammette di aver giudicato il padre in base a dei preconcetti, dando per scontata l’impossibilità di un suo diverso comportamento. Il che non è stato razionale.
Se avessi condotto un esperimento oggettivo su mio padre, osservando il suo comportamento, dovrei concludere che mi ama”, afferma.
Booth è troppo alticcio per capire tutto, ma le pone comunque la domanda giusta. “Perché? Cosa è successo?”.
Abbiamo giocato a carte”, risponde Brennan. “L’ho distrutto”.
Forse Booth non ha compreso del tutto il significato nemmeno ora, ma le sorride. Un sorriso dei suoi, reso ancora più luminoso dalla leggera ebrezza. “Buon per te”, le dice, e poi si appoggia alla sua spalla e lei lo lascia fare, divertita.
L’episodio termina così, con loro due ripresi di spalle, le teste vicine contro lo sfondo del cielo notturno…
Un’immagine assolutamente perfetta.

La canzone

La bellissima “A perfect day” di Lou Reed con i Velvet Underground.
La si sente all’inizio, fa da contraltare alla morte della vittima dell’episodio e l’abbinamento paradossale è perfetto.

La scena

Non c’è molto da fare… Mi devo arrendere all’evidenza e scegliere la scena finale. Per l’ambientazione, per la tenerezza, per quell’ultima inquadratura di schiena che ormai è un must dei video musicali. E per il sorriso di David. Che è come le mele. Almeno uno ad episodio è salutare per la mia psiche.

La battuta

Caroline entra nel laboratorio del Jeffersonian senza lasciapassare facendo scattare tutti gli allarmi.
Brennan: “Lei non dovrebbe essere qui”.
Caroline: “Booth potrà spararmi più tardi”.

Il mio parere

Un episodio veramente notevole che si apprezza di più ad ogni visione. Ricco, completo. Un caso che si intreccia e rispecchia le dinamiche dei personaggi principali, il ritorno di Max, sempre gradito, la tenerezza di Booth, la solidità della trama che mescola serio e faceto con brillante armonia. Da rivalutare, se non gli avete prestato troppa attenzione.

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