Stephen Nathan parla del suo addio a Bones

Stephen Nathan

La notizia che stiamo per darvi è una di quelle che è un po’ passata in secondo piano questa estate ma merita di essere ripresa. Qualche settimana prima della messa in onda del season finale, infatti, è uscita la notizia di Stephen Natan che lascia lo show televisivo che ha segnato la sua carriera, Bones. Dopo dieci anni, il produttore esecutivo si prepara a dedicarsi ad altri progetti che, per fortuna solo temporaneamente (pare) lo terranno lontano da questo show. Ecco cosa ha rivelato in una lunga intervista al sito Give Me My Remote.

Con la fine della decima stagione i personaggi hanno dovuto prendere delle decisioni davvero importanti per la loro vita. A prescindere che tali progetti vadano in porto o meno, il team ha avuto a che fare con un’importante sfida nel season finale: un caso ha riportato Pelant nelle vite dei membri del Jeffersonian.

E mentre Bones tornerà per un’undicesima stagione, il produttore esecutivo Stephen Nathan non lo farà (al suo posto ci saranno gli scrittori Jonathan Collier e Michael Peterson). Quando il suo abbandono è stato annunciato, la Fox ha sottolineato che nell’immediato futuro lui lavorerà per altri progetti, ma che ha in programma di ritornare “più tardi” nella stagione 11.
Nathan – che ha lavorato per Bones sin dalla  prima stagione – in una recente intervista a GMMR ha detto questo: “E’ tempo di fare un passo indietro, rivedere il proprio punto di vista, fare qualche altra cosa e poi, si spera, ritornare a mente più lucida”. Ma, visto il suo (temporaneo) abbandono, GMMR gli ha chiesto come si sente a lasciare questa serie e quali sono state le esperienze che hanno avuto più significato per lui o di cui è più orgoglioso. Le sue risposte sono qui sotto, e rivelano meravigliosamente ciò che lo show ha significato per lui nel corso degli anni.

STEPHEN NATHAN: E’ un’esperienza dolceamara. Potrei stare con lo show per sempre (ride). E spero davvero di ritornarci, in un modo o nell’altro, [ma] dieci anni sono tanti. E’ tempo di fare un passo indietro, rivedere il proprio punto di vista, fare qualche altra cosa e poi, si spera, ritornare a mente più lucida.
E, inoltre, sarà salutare per lo show avere gente nuova.  [Loro] vedono le cose in un modo diverso, il che è sempre un bene. Jon e Michael sono eccezionali. Faranno un lavoro splendido, non ho dubbi.
Ma è difficile lasciare, seppur temporaneamente, questo gruppo, che è stato come un’affezionata famiglia per dieci anni. E’ un’esperienza dolceamara. Ma mi rendo conto che c’è dell’altro che io voglio fare.  Ecco come mi sento ora.
Mi mancheranno gli attori. La crew. Mi mancheranno i personaggi. Sono stato qui ogni episodio. Prima di Bones, non pensavo che sarei rimasto in uno show per più di tre anni, periodo di tempo che ho sempre considerato come un mio limite. Ma c’è qualcosa di speciale in Bones – lo show e il gruppo di persone che lo producono, la vita che ha avuto e la mia connessione con quella vita. È davvero, davvero raro, e molto, molto speciale.
Guardo indietro al progresso e all’esperienza dello show. Per me, la cosa più bella è stata essere in grado di immedesimarmi nella vita di questi personaggi e vederli crescere e cambiare mentre, spero, crescevo e maturavo anch’io [ride]. Perché i personaggi diventano un tuo riflesso, in un certo senso, quando scrivi lo show. E tu vieni cambiato dai personaggi. È un’esperienza simbiotica.
E’ vero, quando tu li vedi in una particolare situazione che stai scrivendo, contemporaneamente impari qualcosa di te stesso. Se tu esplori queste nuove cose onestamente, c’è un senso di sincerità che viene trasmesso al pubblico, che viene condiviso con esso. Le scene che ho potuto scrivere personalmente, che hanno toccato il pubblico sono la cosa più gratificante. E anche quelle che lo hanno fatto ridere o mostrato una certa assurdità della vita. O quelle che hanno mostrato la dolcezza e le difficoltà della vita. Quelle scene sono sempre state le più soddisfacenti per me.
E, inoltre, ci sono stati momenti in cui abbiamo dovuto girare episodi politici. Non intendo quelli legati al governo in senso stretto, ma quegli episodi che hanno toccato valori che sono importanti per noi. E spero di averli potuti girare in un modo che abbia consentito alle persone di vederne diversi lati.
Il bianco e il nero non esistono in Bones: è uno show davvero, davvero grigio, perché non mostra mai estremi in un senso o nell’altro. Non abbiamo mai avuto una persona totalmente cattiva o una persona totalmente buona. Abbiamo sempre mostrato persone  che si sono ritrovate in situazioni terribili, dove hanno fatto la scelta sbagliata.  E frequentemente noi ci siamo sentiti male per un killer, o abbiamo rivalutato una vittima. È un fatto incontestabile. Perché, io credo, è così che va la vita. Abbiamo cercato di riflettere su questo. E ogni volta che ha funzionato è stato il momento più soddisfacente.
Se ha fatto piangere o ridere qualcuno, o se gli ha fatto vedere il mondo in un modo diverso: è questo che chiunque lavori in questo business chiede nella realizzazione di uno show.

 

Cosa pensate di questo cambio nei piani alti? Ne siete dispiaciuti? Ritenete che Bones potrebbe prendere una piega diversa – in senso negativo o in senso positivo – rispetto alle stagioni precedenti? Diteci la vostra!

 

Fonte: Give Me My Remote

traduzione: Tizy

 

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