Un contributo per i 2 anni di i-Bones

Seguo la series dall’inizio, ossia, dal 2005, quando neofita nei confronti di questo mondo, sulla scia dell’interesse (forse è meglio riconoscerlo: passione) suscitata da Buffy ed Angel, mi sono messa a cercare notizie su coloro che vi avevano partecipato. Così sono venuta a sapere che David Boreanaz avrebbe preso parte ad un nuovo progetto intitolato Bones ed ho seguito gli interventi, le discussioni, le opinioni favorevoli e sfavorevoli che si succedevano on-line.

Degli altri attori, che avrebbero preso parte a Bones non conoscevo nessuno, di Hart Hanson iniziavo a recuperare informazioni di massima, ma, in verità, erano alquanto scarse.

Non immaginavo mai che anch’io ne sarei rimasta coinvolta, che mi sarei iscritta ad un forum, avrei seguito le discussioni, a volte vi avrei partecipato.

Ed ora eccomi qui a festeggiare il compleanno di questo sito con il mio piccolo contributo, con il quale desidero altresì ringraziare prima di tutto xhio, per come cura il sito stesso e per la sua dedizione, per il suo coinvolgimento e per la perizia con cui sa dirigere la navigazione del forum e poi tutti gli altre/i iscritte/i e visitatori.

Molte volte, da parte di tanti, è stato sottolineato lo stile diverso che caratterizza Bones, la capacità di cogliere la molteplicità e complessità delle situazioni umane, i loro contrasti ed è questo che, anche in questa occasione, a rischio di risultare un po’ ripetitiva, mi piace evidenziare, di come, umilmente, ma coraggiosamente, la series trovi la sua ragion d’essere in un messaggio di grande ottimismo.

Verità, bene e giustizia esistono, come l’amicizia e l’amore, si possono perseguire, sono le strutture portanti del nostro essere e del nostro esistere, in un continuo rimando tra l’interiorità e l’esteriorità.

Non importa quali siano le ferite, i dolori, le tragedie che si portano (e con loro tutti noi) i protagonisti, avendo il coraggio di cogliere e accogliere le occasioni che la vita offre loro, si può iniziare ad accettare i propri sentimenti e le proprie emozioni (Brennan, ma anche Hodgins), a confrontarsi con i propri blocchi interiori (sì, a grande sorpresa, l’ultimissimo Booth).

Ripercorrendo con la memoria l’arco narrativo di queste quattro stagioni, mi viene da annotare che la caratteristica principale dei personaggi sia quella d’essere “homines viatores”, rifacendomi alla bellissima definizione del filosofo francese Gabriel Marcel e al suo “homo viator”.

Sono in cammino, verso cosa? Verso la vita felice (è questo il significato originario di vita eterna), ossia, la vita pienamente realizzata, da costruire insieme con gli altri, incontrando ostacoli e difficoltà, ma raggiungendo anche mete e risultati a tutta prima inimmaginabili.

Mi sembra, allora, opportuno concludere citando i versi di due poesie di Vincenzo Cardarelli, i quali mi sembrano ben esprimere il senso più profondo di Bones:

“La vita l’ho castigata vivendola,
fin dove il cuore mi resse,
arditamente mi spinsi”.

“Amore, amore, come sempre
ti coprirei di fiori e di insulti”.

Auguri i-Bones.

Sella

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