Ogni genitore che si rispetti ha il meraviglioso compito di mettere al mondo la propria creatura, stargli accanto mentre pronuncia le prime parole e muove i primi passi, renderlo forte ed indipendente, accompagnarlo nel bene e nel male, fino a quando arriva il momento cruciale di guardarlo uscire dalla porta sulle proprie gambe e andare a conquistare la propria indipendenza. Ecco, questo è quello che ha fatto Hart Hanson, il papà di Bones, ha creato e voluto il suo show, lo ha reso grande e poi l’ha lasciato andare, certo che avrebbe avuto successo nella vita. Lo ha amato e coccolato per dieci lunghi anni, lasciandolo solo per poche occasioni, ma era sempre lì a guardarlo crescere, fino a quando, al termine della decima stagione, ha deciso che era giunto il momento di lasciargli la sua indipendenza. Ne avevamo già parlato in questo articolo, e già allora ci eravamo disperati: che ne sarebbe stato della sua creatura? Ce l’avrebbe fatta a proseguire senza il suo artefice? Collier e Peterson sarebbero stati all’altezza?
Ma il miracolo c’è stato, Bones è tornato grande, ha spento le sue 200 (duecento!) candeline ed è andato avanti fino a diventare lo show più longevo della Fox quando è stato rinnovato per la sua dodicesima stagione. Ma come tutti i bei sogni, anche Bones è giunto ad un termine: ha esaurito tutti i sogni del suo creatore… oppure no? Abbiamo tradotto per voi questa lettera d’amore a Bones, scritta da Hart Hanson, pubblicata su Hollywood Reporter, per salutare la sua creatura.
Il 9 dicembre Bones ha girato le sue ultime scene perché questo show dei record è giunto alla fine (è il programma più longevo nella storia della Fox!)
Per dodici stagioni, lo Stage 6 nel Lotto della Fox è stato la casa del laboratorio dell’Istituto Forense del Jeffersonian a Washington D.C. e il regista dell’ultimo episodio della serie, David Boreanaz, ha avuto il compito di girare l’ultima sequenza con i personaggi principali che hanno abitato questo luogo immaginario, ma anche così dannatamente reale per più di un decennio. per la maggior parte intorno a quell’area del set che noi chiamiamo “la piattaforma”.
I personaggi che l’agente dell’FBI Seeley Booth ha soprannominato “Squint” nel pilot (perché sono scienziati che osservano “strizzando gli occhi”, dal termine “to squint”) erano lì: la patologa Camille Saroyan, l’esperto di insetti e fango Jack Hodgins, l’artista forense Angela Montenegro e l’antropologa forense, la dottoressa Temperance Brennan, il centro intellettivo attorno al quale tutti loro ruotano.
Senza anticipare nulla del finale di serie, diciamo che c’è una certa poesia in tutto questo.
E con il regista e membro del cast David Boreanaz, c’erano anche Tamara Taylor, T.J. Thyne, Michaela Conlin ed Emily Deschanel, perché tutti sapevano che era l’ultima volta che avrebbe lavorato insieme.
Niente male per un piccolo, divertente procedurale che per quasi tutta la sua durata è volato ben al di sotto dei radar. Non uno show particolarmente amato dalla critica, mai un fragoroso successo, mai amato dallo stesso network, Bones è il piccolo motore che tutto può. Spostato in diverse serate come una pedina sacrificale, Bones è sopravvissuto più di quanto ci si sarebbe mai potuti immaginare.
Il regista Boreanaz ha concluso le riprese un po’ prima del tempo, in modo che tutto il cast e la troupe potesse andare sulla piattaforma per una foto di gruppo. Ed è in questo momento che è successa una cosa meravigliosa: dei discorsi improvvisati! E’ stato sorprendentemente emozionante. Ho adorato stare con il cast e la troupe sulla piattaforma ed ascoltare le parole di membri del cast e della troupe, perché sono stato io ad iniziare questo carnevale/parata/festa ambulante, scrivendo il pilot di Bones nel capanno dietro casa mia, nel lontano 2004.
Certo, la 20th Century Fox Television può reclamare i diritti per aver iniziato a muovere i fili di Bones, perché mi hanno assunto per scriverlo. Potrebbe farlo anche Barry Josephson, il primo ad aver visto del potenziale nella vita e nelle avventure della vera antropologa forense e scrittrice Kathy Reichs che, a pensarci bene, era qui prima di tutti noi, come è stato il regista Greg Yaitanes il primo a capire come prendere una storia scritta su carta e farla diventare una vera serie TV. E certamente è stato il cast che ha trasformato i concetti in personaggi credibili, per non parlare poi del network che ha comprato la serie.
Perciò, tutto sommato, è piuttosto stupido da parte mia rivendicare dei diritti per aver iniziato Bones.
Questi erano i pensieri che vagavano per la mia mente nel momento in cui il cast e la troupe parlavano nell’ultimo giorno, dopo che era stata scattata quell’ultima, bellissima, foto.
Cosa diavolo avrei potuto dire di fronte a quelle persone?
Non molto a quanto pare, perché all’improvviso, guardando gli attori e la troupe sorridermi dalla piattaforma, ho visto i volti delle persone che hanno dato sangue, sudore, lacrime, cuore e anima per Bones, stagione dopo stagione. Per anni! Ho visto i loro figli nascere, coppie sposarsi, tutte le ombre degli attori e dei membri della troupe del passato. Per non parlare dei fantasmi di alcuni di noi che sono morti mentre Bones era in corso.
E’ stato un miracolo che la piattaforma non sia collassata sotto il peso di quel dannatissimo villaggio! Ma ovviamente non l’ha fatto. Come tutte le cose collegate a Bones, quella piattaforma (fondamentalmente, il nostro palcoscenico principale, il centro della serie) è stata costruita da professionisti orgogliosi del proprio lavoro.
Grazie a tutti. Grazie davvero.
Avete fatto un lavoro meraviglioso.
Sentiremo tutti la mancanza gli uni degli altri.
Al termine di questa lettera, io il cuore in pezzi un po’ ce l’ho. Non ho pianto, ma mi sono commossa al limite della decenza. Ecco, mi sono detta, è proprio la fine. E’ una di quelle cose che sai che accadranno ma a cui non pensi per proteggerti o che forse semplicemente non vuoi realizzare. Certo è che dopo aver letto questa intervista ho avuto una gran voglia di abbracciare Hart, il creatore di questa strana, pazza famiglia che si cela dietro il nome di Bones.