Con Bones che si avvicina alla fine, le star della serie David Boreanaz (Booth) ed Emily Deschanel (Brennan), ed il creatore dello show Hart Hanson assieme agli attuali showrunners Michael Peterson e Jonathan Collier guardano al passato e parlano degli episodi più significativi per loro.
David Boreanaz (Booth)
Io guardo sempre indietro al pilot, perché era fresco ed imprevedibile. C’era un accenno di quale direzione i personaggi avrebbero preso, che possibilità ci sarebbero state e come le cose sarebbero state difficili. Amo anche il 200° episodio, perché mi piace tornare indietro nel tempo, mi piacciono i vecchi aerei e i vestiti di allora, mi piacciono tutte queste cose.
Mi è piaciuto l’episodio del circo e guardare Emily dirigere la première della dodicesima stagione è stato fantastico. Onestamente è stato bello far parte di tutti questi momenti e quando guardo indietro agli episodi passati ce ne sono molti che resteranno sempre nel mio cuore.
Emily Deschanel (Brennan)
Ci sono così tanti episodi che è come chiedermi di scegliere tra i miei figli. Per quanto mi sono divertita nel farli direi il 100°, il 200° e quello del circo. E poi quelli drammatici come “The Doctor in the Photo.” Mi è piaciuto lavorare in quell’episodio e vivere cosa Brennan stava passando in quel momento. Ma ce ne sono davvero troppi.
Hart Hanson, Creatore
Abbiamo fatto alcuni episodi strambi che sono stati davvero divertenti. Per me sono episodi strambi quello in cui la storia era raccontata dal punto di vista del teschio – il solo fatto che fosse possibile farlo e che alla gente sarebbe piaciuto era strano. Poi quello in cui Brennan crede di stare risolvendo il suo stesso omicidio, anche quello è un po’ folle. La realtà alternativa del finale della quarta stagione quando il Lab era un club e i Mötley Crüe sono venuti a suonare.
Il momento più triste per me è stato quella della morte di Vincent Nigel-Murray. Ho scritto io le sue ultime parole a Brennan e Booth.
Le promesse di Booth e Brennan quando si sono sposati, a scrivere quell’episodio è stata Karine Rosenthal, che è una delle mie autrici preferite di sempre e le ho suggerito io di scrivere le promesse.
Poi c’è stata quell’impennata di ottimismo, che è una cosa rara per me, quando scrivendo il pilot ho fatto quella scena in cui Booth dice: “Devo mettere in fila tutte le mie paperelle” e Brennan saltella e dice “Io posso essere una paperella,” senza avere la più pallida idea di che cosa significasse. E’ stato quello il momento in cui ho pensato: “Voglio lavorare in questo show per anni. Adoro queste persone. Le amo.” Quando l’ho scritta era solo un’altra battuta, mi piace scrivere battute, ma quei due l’hanno resa fantastica, mi hanno regalato una grande gioia e parliamo del pilot, quando ancora non sapevamo nemmeno se saremmo stati promossi a serie.
Jonathan Collier, Showrunner
Come team, sono davvero fiero di come abbiamo gestito l’inizio dello scorso anno, quando siamo stati colpiti da alcune circostanze imprevedibili. Sono stato fiero dello staff, della troupe e degli attori per come si sono dati da fare mentre facevamo gli aggiustamenti necessari. E mi è piaciuta anche la direzione che ha preso la serie da quel momento in poi.
Michael Peterson, Showrunner
L’episodio che mi ha catturato e che mi ha fatto dire: “Voglio farne parte anch’io” è stato il primo del Gravedigger. E’ stato emozionante in moltissimi sensi. Forse era il pericolo che i personaggi hanno corso, ma anche come quel pericolo ha, prima di tutto, influito sulle relazioni. Quello è stato l’episodio che mi ha ispirato.
Professionalmente parlando anche il finale dello scorso anno e la première di questo in cui ho potuto lavorare con David ed Emily come registi, anche quelli sono stati divertenti. Poi mi piacciono le cose che fanno paura e le cose che riguardano da vicino i personaggi e avere la possibilità di lavorare con i nostri attori e vederli interagire con un materiale che conosco e amo è persino più soddisfacente.
Fonte: TV Insider