BONES è un telefilm nato nel 2005 dalla penna di Hart Hanson (conosciuto anche per “Joan of Arcadia” e “Judging Amy”), prodotto dalla 20th Century Fox e ispirato alla vita dell’antropologa forense Kathy Reichs (Apprezzata anche per i suoi romanzi thriller, ormai best-sellers in tutto il mondo).
La protagonista della storia è l’introversa Dr.ssa Temperance ‘Bones’ Brennan (interpretata dall’attrice Emily Deschanel), antropologa forense di fama mondiale che, insieme alla sua squadra di squints (nella versione italiana fantasiosamente tradotto come “topi di laboratorio”), collabora alla risoluzione di complicati casi di omicidio sotto la giurisdizione dell’FBI.
FBI rappresentata, in questo caso, dall’estroverso e affascinante Agente Speciale Seeley Booth, splendidamente interpretato da David Boreanaz.
E fino a qui, niente di nuovo, tutte cose che potevate benissimo trovare su una qualsiasi scheda del telefilm che si trovano on-line.
Forse tramite alcune di queste, qualcuno avrà cercato o cercherà di convincervi che la cosa interessante di BONES stia nel fatto che le indagini ruotano intorno all’esame dello scheletro delle vittime, spesso irriconoscibili a causa di ustioni, amputazioni o avanzato stato di decomposizione, che possono essere identificate solo grazie ad un attento studio antropologico; il che rappresenta un’innovazione assoluta rispetto alle tradizionali tecniche investigative dei tempi di Colombo, ma anche rispetto alle autopsie e alle svariate indagini scientifiche delle squadre CSI o RIS.
Ok, ma anche questo, suppongo, può interessare fino ad un certo punto.
Vorrei darvi invece qualche motivazione un po’ più accattivante per convincervi a ‘provarlo’ e, credetemi, ne ho davvero tante.
Sono convinta, ad esempio, che non molti di voi siano a conoscenza del fatto che BONES stia facendo, insieme ad una manciata di altri titoli, l’apripista’ di una nuova classificazione di genere televisivo denominato “Dramedy” in quanto mescola elementi Drama con aspetti Comedy, in cui l’umorismo diventa un elemento permeante della serie, senza tuttavia prevalere o tantomeno sminuire l’aspetto drammatico legato ai casi e agli omicidi. E non pensate che si tratti del solito umorismo frivolo da quattro soldi, perchè qui siamo di fronte a qualcosa di molto più sottile: evidentemente c’è ancora qualcuno che sa far ridere senza dover fare facce buffe o dire cose stupide. E c’è da dire che questo non è l’unico merito degli sceneggiatori (Hart Hanson in testa). Ad esempio, anche se nella versione italiana non si coglie molto, i dialoghi (brillanti, veloci e coinvolgenti) sono un punto forte di questo telefilm, che, per il suo genere, ha una spigliatezza e una freschezza davvero notevoli, pur trattando spesso argomenti impegnativi. I botta e risposta fulminanti che Booth e Brennan si scambiano sin dalle prime scene del Pilot sono una di quelle cose che fa innamorare di questo telefilm.
Allo stesso livello, in cima alle motivazioni, c’è senza dubbio l’alchimia tra i due protagonisti.
Non a caso, infatti, lo slogan del telefilm è racchiuso nella frase “Solving Murders takes chemistry“, ovvero “Per risolvere gli omicidi ci vuole alchimia”, anche se Booth e Brennan, in realtà, sono due personaggi agli antipodi: lei è una scienziata empirica e razionale, lui un uomo d’azione spesso impulsivo che si fida ciecamente del suo ‘istinto da poliziotto’.
E infatti l’inizio del sodalizio non è affatto semplice: gli scontri sono all’ordine del giorno e i bisticci…anche!
Eppure, pian piano, i due troveranno nella ricerca della verità e della giustizia la causa comune su cui fondare le basi della loro partnership, una partnership che si trasformerà presto in amicizia…ma due tipi così possono veramente essere ‘solo’ amici?!? Secondo i diretti interessati sì (…negherebbero anche di fronte all’evidenza…), secondo il resto del mondo che li guarda dall’esterno, no. Questione di punti di vista.
Sappiatelo: per chi segue questo telefilm è praticamente impossibile non diventare shipper di questa coppia; eppure non tutto ruota intorno a loro: tutti gli altri personaggi della ‘squint squad‘ hanno un ruolo altrettanto fondamentale, a partire dal giovane e impacciato genio, all’artista disinvolta, al miliardario con il pallino delle cospirazioni che si nasconde dietro un camice; tutti hanno il loro spazio e con il tempo assumeranno le loro sfaccettature, e anche questa è una cosa abbastanza innovativa per i telefilm polizieschi che, fino ad ora, concentravano l’attenzione sempre e soltanto sui casi, senza mai mostrarci nulla (o quasi) di coloro che li risolvevano o come questo influisse sulle loro vite.
Negli ultimi anni si sono imposti telefilm dove si punta spesso all’eccesso, anche nelle relazioni e nei sentimenti.
Molto sesso, tradimenti e rotture, cambi di coppie.
Non voglio criticare il genere, ma spesso facilmente le storie scivolano in toni soap operistici e si perde in dialoghi, in spessore.
Bones mi piace anche per questo, c’è spazio per l’approfondimento dei personaggi, dei loro dialoghi, dei loro gesti.
Acquistano valore uno sguardo, una carezza, un singolo bacio, una semplice frase.Dreamhunter
Quindi, ricapitolando: interessanti casi polizieschi affrontati con le più moderne tecniche scientifiche e il giusto pizzico di humor, dialoghi frizzanti, tanto spazio ai personaggi e due protagonisti irresistibili. Aggiungo una colonna sonora spesso degna di nota…che altro cercate in una serie televisiva?
La morale della favola?
Amore per la vita e il rispetto per essa.
In realtà sembrerebbe il contrario: ci vengono mostrate le ossa di vittime di gesti violenti, ci fanno vedere particolari a volte ributtanti; i personaggi sono tutti in vario modo “feriti”: Brennan viene definita sociopatica, Booth stesso con il carico del suo passato da cecchino non scherza. […]
Eppure, la premessa è positiva e gli autori ci invitano a guardare la realtà da questa prospettiva, perché quelle ossa, non importa quanto degradate, sono state un essere umano, al quale va restituito il suo volto, la sua identità, e, soprattutto, la sua dignità.
Quelle ossa hanno diritto alla sepoltura, le famiglie devono conoscere il destino dei loro cari.
La morte è implicata nella vita, ma quest’ultima vince.
Di fronte alla malvagità e alla crudeltà, di fronte alla violenza nei confronti della vita umana, ecco il punto cruciale: ci sono delle persone, ma ci sono anche “istituzioni”, o parte di esse, che si fanno carico di realizzare tutto ciò, e di dimostrare soprattutto che la vita è più forte della morte.
Queste persone sono antitetiche fra di loro, i conflitti sono continui, l’ironia e la presa in giro sono sempre a portata di mano, ma, nonostante tutto, al di là di ogni impossibilità, la vita deve essere salvata e, quindi, rispettata ed amata ed è questo fine che all’inizio le tiene unite nonostante tutto.
L’obiettivo della giustizia (Booth) e quello della verità (Brennan) si uniscono e raggiungono il loro scopo. […]Sella